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Per farci credere alla crescita, il governo continua a dare i numeri

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In questi giorni dal governo sono stati spacciati per nuovi 79mila posti di lavoro che invece erano stabilizzazioni di lavoratori precari, non nuova occupazione; non sono state garantite le coperture finanziarie per gli sgravi contributivi promessi alle imprese che faranno nuove assunzioni a tempo indeterminato né la decontribuzione promessa alle imprese che per fronteggiare la crisi ricorrono al contratto di solidarietà.

Lo stesso governo chiede un aumento generalizzato della contribuzione a carico di tutte le imprese e nello stesso tempo riconosce sgravi contributivi ad aziende che avevano stipulato contratti di solidarietà più di dieci anni fa.
Continuano a illudere gli italiani con promesse che la legge finanziaria del 2015 non è in grado di mantenere, mentre sono reali i tagli alle risorse finanziarie per le regioni e gli enti locali – che diventano tagli a sanità e servizi sociali – pari a 5,2 miliardi. 
È recente l’annuncio da parte del governo di nuove disponibilità finanziarie per il 2015:

- un miliardo e 600 milioni, un «tesoretto» per alcuni, un «bonus» per altri, su cui si stanno concentrando in queste ore tante richieste e le mille promesse.
In realtá l'esistenza di questi soldi é del tutto virtuale perché queste risorse finanziarie dipendono da una scommessa: se il Pil sarà superiore a quanto inizialmente previsto allora l'Italia avrá un miliardo e 600 milioni di debito in meno, se invece le previsioni di crescita del Pil non si avvereranno – come ormai succede da molti anni – queste risorse non ci saranno e quindi se si vorranno spendere questi soldi, bisognerà aumentare ulteriormente il debito pubblico.
Numeri buttati lì un po’ a caso, continui annunci e smentite, un alternarsi di improvvisazioni e pericolose scommesse quando in gioco ci sono le condizioni di vita e di lavoro delle persone.

Sicuro invece è che il governo continua a non affrontare i problemi del paese a partire dalla stagnazione della produzione industriale e dall'aumento della disoccupazione, in particolare tra i giovani e le donne.

Fiom nazionale

Roma, 15 aprile 2015

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