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Metalmeccanici, un autunno cruciale

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l 28 settembre riprendono le trattative per il rinnovo. Landini (Fiom) a RadioArticolo1: puntiamo a un accordo innovativo, ma la difesa del potere d'acquisto deve rimanere nel contratto nazionale. L'importanza dell'azione unitaria di Fim, Fiom e Uilm

Con la convocazione di questa mattina, 15 settembre, da parte di Federmeccanica riparte ufficialmente la trattativa per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici: l’incontro è previsto per il 28 settembre. “Non sappiamo cosa ci verrà proposto e di cosa discuteremo – ha detto Maurizio Landini, segretario generale della Fiom Cgil nel corso del tuo intervento su RadioArticolo1 – in quella sede. Tuttavia, visto che la trattativa si era arenata sul ‘salario di garanzia’, quello che metteva in discussione il ruolo del contratto nazionale, con eventuali aumenti che andavano solo al 5 per cento dei lavoratori, e che su questi temi abbiamo fatto unitariamente 20 ore di sciopero dicendo che mai avremmo accettatoun contratto che non tutelasse il potere di acquisto di tutti i lavoratori, ritengo che questa convocazione sia un primo risultato della lotta e dell’unità di azione di Fim, Fiom e Uilm”.

A questo punto, ha aggiunto, “andiamo a questo incontro con la volontà di aprire finalmente dopo un anno una trattativa vera e che non riguarda solo il salario. Vogliamo fare un contratto innovativo. Mentre chiediamo che la difesa del potere d'acquisto venga mantenuta nel contratto nazionale, siamo interessati a qualificare ed estendere la contrattazione aziendale”.

Il sindacato, ha specificato Landini, “ha la volontà di discutere, senza mettere in discussione il ruolo universale del servizio pubblico, cosa voglia dire una sanità che sia davvero integrativa e non sostitutiva, con un ruolo in questo del contratto. Siamo anche interessati a ragionare di forme di welfare che affrontino il problema delle altre spese che i lavoratori hanno da sostenere, dagli asili ai trasporti fino alla spesa per la casa”. Insomma: “Rafforzare il contratto nazionale e offrire tutela al potere d’acquisto dei lavoratori”, il tutto, riaffermando “un contratto nazionale unitario, per superare la fase degli accordi separati. Per questo è molto importante l’accordo sul Testo Unico sulla rappresentanza: il principio che un contratto per essere valido deve essere anche votato e approvato dalla maggioranza dei lavoratori è fondamentali per noi, ma anche per le imprese”.

Insomma: “Speriamo in una trattativa serrata e rapida che possa, in tempi brevi, portare a un accordo. Nella nostra categoria sono infatti aperte altre trattative – Unionmeccanica, Confapi, cooperative – e l’obiettivo è quello di poter dire che questo autunno per i metalmeccanici sarà un autunno importante: quello in cui si riconquistano tutti i contratti e si riafferma il ruolo del contratto nazionale”.

Oltre alla negoziazione tra le parti, per Landini un ruolo fondamentale lo ha anche la politica: “Dentro la legge di Stabilità sarebbe molto importante che il governo introduca una norma per la quale eventuali sgravi fiscali vengano concessi anche a forme di sostegno alla retribuzione che arrivino dal contratto nazionale. La fiscalità di vantaggio non deve valere solo per la contrattazione aziendale, anche perché come è noto in Italia questa si fa ancora in poche imprese”.

Il leader della Fiom ha poi rilanciato sull’importanza di una seria politica industriale: “Nella recente relazione fatta dal direttore della Banca d'Italia – ha sottolineato – emerge che l'ottanta per cento del valore aggiunto derivante dalle esportazioni è realizzato da appena il 20% delle imprese. Abbiamo una grande quantità di piccole e medie aziende che operano anche sul mercato domestico in grande difficoltà. Rilanciare il mercato domestico vuol dire anche rilanciare i consumi”.

Per questo, per ripartire, c’è bisogno di una serie di interventi, di colmare un vuoto di almeno 20 anni rispetto al quale il governo Renzi ha saputo far poco: “Se mettiamo insieme i soldi che sono stati spesi per decontribuzione, taglio all'Irap e alla Tasi, arriviamo in tre anni a una cifra tra i 30 e i 34 miliardi”. Se tutti questi soldi fossero stati spesi per piani straordinari di investimenti – tutela del territorio, innovazione, sistemi di nuova economia, sostegno alle persone, sviluppo anche delle capacità culturali territoriali – forse i risultati, per Landini, sarebbero stati diversi.

Tuttavia, l’indirizzo del governo sembrerebbe diverso: “Si discute oggi di ridurre la tassazione sui profitti di impresa, per me è una follia – attacca il segretario generale della Fiom –. La tassazione da ridurre è quella sul lavoro dipendente, sui pensionati, per mettere le persone nella possibilità di spendere. Se poi, eventualmente, vogliamo ridurre la tassazione sui profitti dobbiamo inserire un vincolo: i profitti debbono essere reinvestiti nel nostro paese. Perché quello che noi stiamo scontando nella crisi generale è proprio il fatto che l’Italia è quella che ha investito meno sia nel pubblico che nel privato sul terreno della ricerca e dell'innovazione”.

Infine, qualche considerazione sul tema pensioni: “Dobbiamo cambiare radicalmente la legge Fornero – ha sottolineato il sindacalista –, ma non mi pare che il governo abbia questa intenzione, perché l'Ape va esattamente nella direzione opposta. Il fatto che un lavoratore per andare in pensione debba fare un mutuo dopo aver versato per 40 anni dei contributi, la trovo una offesa e una follia”.

Come ha dichiarato anche Susanna Camusso, aggiunge Landini, il governo “deve dirci quanti soldi è disposto a mettere sulla partita. Poi valuteremo le cose positive e quelle negative. In ogni caso io credo che dovremo fare una valutazione complessiva, coinvolgendo i lavoratori e le lavoratrici perché abbiamo detto loro che sulla previdenza avremmo aperto una vertenza”.