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Landini: «Una nuova primavera dei diritti»

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La riconquista del contratto nazionale dei metalmeccanici, la vittoria del “no” nel referendum costituzionale e l’ormai probabile cancellazione delle leggi su voucher e appalti. Tutti successi da cui partire per una “nuova primavera dei diritti”. Questo il messaggio lanciato dal segretario generale della Fiom Cgil Maurizio Landini nell’introduzione dell’Assemblea nazionale dei quadri e dei delegati della categoria in corso oggi (giovedì 6 aprile) al Teatro Ambra Jovinelli di Roma, intitolata “Sfide, il sindacato di fronte al grande cambiamento”.

Il primo segnale a indicare un’inversione di tendenza è “la riconquista del contratto nazionale dei metalmeccanici, e del diritto dei lavoratori, che era stato negato, di votare sul contratto”. Per il segretario Fiom “è stato sconfitto chi pensava di poter isolare e dividere il sindacato, imponendo una logica non più confederale ma aziendale e corporativa. Abbiamo ristabilito il valore della contrattazione collettiva: un punto importante per tutti i lavoratori, non solo per i metalmeccanici”. Assieme a questo, rimarca Landini, sono stati raggiunti altri due importanti risultati: la riaffermazione del fatto “che l’Italia ha ancora due livelli di contrattazione”; l’introduzione del concetto che “la formazione permanente è un diritto di chi lavora, è parte integrante dell’orario di lavoro, aprendo così una possibilità a una diversa partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese”.

La vittoria del “no” al referendum costituzionale è il secondo importante segnale. “È stata riconosciuta e premiata l’autonomia della Cgil in questa scelta” spiega Landini: “Per noi la Costituzione non è mai stata elemento di utilizzo politico, e la Cgil è stata capace di battersi anche quando chi la voleva cambiare si definiva di centrosinistra”. Al voto, sottolinea l’esponente sindacale, ha partecipato “un numero molto alto di persone, soprattutto di giovani, in assoluta controtendenza con il progressivo calo dei votanti che registriamo a ogni elezione”. Quel voto, dunque, non è stato “contro la politica o per non modificare le cose in Italia, bensì un voto che chiede partecipazione e cambiamento, che va ascoltato e sostenuto”.

L’ultimo segnale, arrivato proprio in questi ultimi giorni, riguarda i due referendum su voucher e appalti proposti dalla Cgil. “Mi auguro che il Parlamento trasformi in legge i decreti, ma ricordo a tutti che se si vogliono fare scherzi noi siamo pronti ad andare ai referendum e a vincerli” illustra Landini. “Se il governo – aggiunge – ha valutato di cancellare le norme su voucher e appalti, questo vuol dire che la nostra scelta è stata giusta. E se non ci fosse stata la nostra campagna referendaria, questo risultato non si sarebbe mai ottenuto”.

Tre successi avvenuti mentre era in carica il premier Matteo Renzi, forte di “un governo e di un Parlamento che ha agito con una maggioranza che non era maggioranza del paese”. Un esecutivo, continua Landini, che “ha messo in discussione i diritti del lavoro e ha propugnato, in termini di riforme istituzionali, un’idea autoritaria nella gestione dei rapporti con i corpi intermedi di rappresentanza, tra cui il sindacato”.

Landini evidenzia la “novità” di quel periodo: “Se di solito eravamo noi a chiedere di far applicare le leggi, adesso eravamo costretti a chiedere di non applicare leggi sbagliate”. È lì, allora, che per il segretario generale della Fiom “nascono la scelta della Carta dei diritti e la decisione della Cgil di farsi promotrice dei referendum abrogativi”. Emerge, cioè, la necessità “di mettere in discussione il quadro legislativo e di riconquistare i contratti nazionali e i diritti del lavoro, proponendo un ‘nuovo statuto’ che potesse ricomporre un mondo del lavoro sempre più frammentato e contrapposto”.

Tre questioni, dunque, che spingono Landini ad affermare che è possibile “rimettere al centro il lavoro e una nuova cultura del lavoro, e con essi i valori della partecipazione, della democrazia e della solidarietà”. L’invito, quindi, è a intensificare la battaglia “per l’affermazione della Carta dei diritti, che riconquisti il ripristino dell’articolo 18 e garantisca diritti comuni a tutti i lavoratori”. E che faccia da volano, da un lato, per “cambiare le pensioni, combattere davvero l’evasione fiscale, realizzare una seria riforma della politica”, dall’altro, per favorire “un processo di trasformazione culturale e sociale del paese, con l’obiettivo di realizzare un nuovo modello di sviluppo e di relazioni sociali”.