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Referendum 17 aprile: i posti di lavoro non sono a rischio

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Approssimandosi la data di domenica 17 aprile, quando si andrà a votare al referendum che interviene sulle trivellazioni per la ricerca degli idrocarburi, si deve realizzare il massimo impegno di tutti per realizzare la più estesa consapevolezza tra le persone del valore del referendum, di questo come degli altri che verranno successivamente e dunque dal non astenersi dal votare.

Questa consapevolezza si realizza efficacemente se si riesce a contrastare le “sciocchezze “ che in questi giorni molti stanno diffondendo estesamente.

Tra le tanti sciocchezze che si affermano c'è quella che imputa alla eventuale affermazione del Si il licenziamento di migliaia di lavoratori che opererebbero sia sulle piattaforme petrolifere che nelle attività di supporto.

Tutto ciò è assolutamente falso in quanto sulle piattaforme fisse di produzione di petrolio o metano vi lavorano tra i 2 e i 4 lavoratori! Questo avviene perchè le piattaforme sono gestite da remoto attraverso ponti radio o cavi.

Inoltre i grandi cantieri che prevedono piattaforme che perforano e producono sono pochissimi, circa 2 o 3 all'anno nel mar Adriatico e per queste attività si impiega , per la particolare tecnica di ricerca personale prevalentemente straniero e con contratti a termine. Nell'allegato che vi inviamo, che è uno studio di Legambiente eleborato su dati del Ministero dello Sviluppo Economico è rappresentata la dislocazione delle piattaforme e dei pozzi nel mar Adriatico, nel mar Ionio e nel canale di Sicilia e di conseguenza è possibile calcolare che il numero presumibile degli addetti diretti non è superiore alle 100 unità.

Certo ci sono i lavoratori indiretti e quelli dell'indotto ma se il governo attivasse una reale politica energetica fondata sulle energie rinnovabili e in coerenza con gli impegni assunti nella Conferenza sul Clima di Parigi per ridurre le emissioni nella atmosfera, si attiverebbero enormi possibilità di una occupazione alternativa a quella odierna , più ricca professionalmente e slegata dai processi di ristrutturazione che l'ENI sta portando avanti, scaricandone il peso sui lavoratori.

L'affermazione del SI il 17 aprile determinerebbe una svolta, per la definizione di un modello economico e industriale alternativo a quello che conosciamo cosi disastroso per l'ambiente e per la salute delle persone.

Fiom nazionale

Roma, 23 marzo 2016

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