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SINT DI FILAGO, QUARTO SCIOPERO E PRESIDIO DAVANTI A CONFINDUSTRIA CONTRO 35 ESUBERI E IL RIFIUTO DELL’AZIENDA DI FARE RICORSO ALLA CASSA INTEGRAZIONE

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Bergamo, mercoledì 24 maggio 2017

Nuova mobilitazione con sciopero e presidio di fronte alla sede di Confindustria di Bergamo (foto), oggi, per i lavoratori della Sint di Filago, azienda metalmeccanica, specializzata nella produzione di allestimenti di comunicazione visiva nei settori automotive, petrolifero, bancario, assicurativo e telefonico.

La nuova protesta, come già era accaduto venerdì 19, lunedì 22 e martedì 23 maggio, è stata organizzata contro 35 esuberi e contro il rifiuto della direzione di fare ricorso alla Cassa integrazione speciale.

“Oggi nella sede di Confindustria a Bergamo abbiamo incontrato la direzione dell’azienda: abbiamo assistito a una tiepida apertura circa la possibilità di ricorrere alla Cassa integrazione straordinaria per un anno così da permettere ai lavoratori di trovare soluzione occupazionali alternative e da rendere l’impatto degli esuberi meno traumatico” ha commentato Paola Guerini della segreteria della FIOM-CGIL di Bergamo.

Ricordiamo che qualche anno fa i lavoratori dell’azienda erano oltre 100, oggi sono 66, ma una nuova procedura di mobilità, aperta il 21 aprile, chiede di ridurli ulteriormente.

Nel marzo 2016 l’azienda aveva presentato richiesta per l’ammissione a concordato preventivo in continuità aziendale. Il 13 dicembre 2016 il Tribunale di Milano ha ammesso la società alla procedura. Nel frattempo, a metà dello scorso febbraio, si sono chiusi i due anni di Contratto di solidarietà. In questi anni, in occasione dell’apertura di diverse procedure di mobilità, una quarantina di lavoratori, fino ad ora su base esclusivamente volontaria, ha lasciato l’azienda.

“Fino ad ora l’azienda aveva sempre utilizzato gli opportuni ammortizzatori sociali permettendo di giungere a mobilità sempre volontarie” ha aggiunto Guerini. “Negli ultimi giorni, invece, avevamo assistito a un brusco cambio di passo: la Sint ci aveva comunicato di non voler fare ricorso alla Cassa, pur in presenza di tutti i presupposti per richiederla. Ora, appunto, vediamo una prima apertura sulla questione”.

Oltre che preoccupata per i 35 posti di lavoro che verranno tagliati, Paola Guerini teme anche per chi resterà in azienda: “Viene da chiedersi come la Sint possa strutturarsi in futuro, dimezzando il proprio personale. Se la direzione che sta prendendo è quella di esternalizzare lavorazioni a contoterzisti della provincia, perché allora non provare a ragionare su una strategia di outplacement virtuoso, ricollocando il personale in esubero? Perché rinunciare a un anno di ammortizzazione sociale e, con fretta, tagliare l’organico? E cosa ne sarà dei 31 lavoratori che, alla fine, rimarranno?”.