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DECRETO VOUCHER E APPALTI, VIA LIBERA ALLA CAMERA. IL DECRETO PASSA AL SENATO PER LA CONVERSIONE IN LEGGE. PERACCHI, CGIL DI BERGAMO: “ORA UNA NUOVA FASE”

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Bergamo, giovedì 6 aprile 2017

Via libera dell'aula di Montecitorio al decreto legge in materia di lavoro emanato dal governo per l'abolizione dei voucher e la reintroduzione della responsabilità solidale negli appalti. Il testo è stato approvato oggi dalla Camera con 232 voti a favore, 52 contrari e 68 astenuti. Ora passa al Senato.

Susanna Camusso, segretario generale della CGIL, ha parlato di “primo round” aggiungendo: “Non smobilitiamo. Siamo e saremo impegnati fino a quando la legge su voucher e appalti non verrà approvata, poi ancora continueremo la nostra mobilitazione per sostenere la Carta dei Diritti Universali del Lavoro”. Davanti a Montecitorio la CGIL ha oggi tenuto un presidio.

E sul “dopo voucher” interviene con una nota Gianni Peracchi, segretario generale della CGIL di Bergamo: “Rimane alta l’attenzione della CGIL, promotrice dei referendum su voucher e appalti, per vigilare che si giunga presto alla conversione in legge. Questa fase potrebbe e dovrebbe vedere la ripresa di un confronto unitario per ridefinire nuovi strumenti di regolamentazione e di riperimetrazione del lavoro occasionale e accessorio e, secondo il nostro punto di vista, per ridefinire nuove regole che disciplinino tutti i rapporti e le tipologie, anche quelle oggi escluse.

Nel piano del lavoro della CGIL, elaborato tre anni fa ed aggiornato permanentemente, e nella Proposta di Legge di iniziativa popolare per una nuova Carta dei Diritti Universali del lavoro, incardinata nella discussione parlamentare in commissione lavoro alla Camera, stanno i contenuti e le proposte avanzate dalla nostra organizzazione.

Partite Iva, collaborazioni a vario titolo, free lance, smart working, sharing economy, ecc.. sono tutti ‘pezzi’ nuovi o relativamente nuovi che vanno inquadrati in una visione organica di tutele e di rappresentazione sindacale.

Il confronto per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego e  sulle pensioni, avviato alla fine dello scorso anno ed  oggi in pieno svolgimento, ha rappresentato un passaggio importante nelle relazioni tra governo e parti sociali.

Pur al di fuori di uno schema di tipo concertativo, il superamento della logica della disintermediazione da parte del governo ed il ripristino di un dialogo con le parti sociali rappresenta una svolta positiva.

Una svolta che dovrebbe continuare e che, se confermata, offre spazi di autonoma interlocuzione con la politica, forieri di interessanti opportunità.

E’ una fase nuova che impone di alzare lo sguardo, o almeno di provare a farlo, staccandoci per un momento dal contingente, facendo i conti con la velocità e la portata dei processi di trasformazione del lavoro e della produzione e cercando, quindi, di ricalibrare le nostre scelte e la nostra strategia, con un fattivo ed aperto contributo al dibattito politico, ai soggetti decisori, alle imprese del paese, grandi o piccole che siano.

Un numero sempre maggiore di esperti del mondo sociale ed economico, della cultura e della politica va convergendo su un principio, apparentemente astratto ma per la verità molto concreto: lo sviluppo umano è fattore fondamentale per creare le condizioni dello sviluppo economico e le difficoltà occupazionali nel nostro Paese dipendono da mancanza investimenti e da politiche sbagliate proprio in questa direzione. E’ il lavoro che fa l’economia e non il contrario.

Questo assunto va tenuto in debita considerazione anche nella prospettiva di provare a mantenere un giusto equilibrio tra crescita - indispensabile, magari orientata in nuove direzioni - e protezione sociale.

D’altra parte sarebbe un errore passare da politiche quasi unicamente incentrate sull’obiettivo della crescita ad altre baricentrate unicamente  su quello della protezione.

Se pensiamo al fatto che la quarta rivoluzione del lavoro porterà con sé una elevazione della qualità di alcuni lavori ma anche la perdita di volumi occupazionali con l’avvento dei robot e delle reti, è evidente che dobbiamo attrezzarci per discutere di nuovo welfare, tempi di vita e di lavoro, reddito attivo di sostegno e-o di inclusione.

Senza nulla togliere alla discussione ‘voucher sì voucher no’ e senza nulla togliere alla sua valenza, diciamo, simbolica, si può ben capire che l’orizzonte, assolutamente prossimo, verso cui rivolgere lo sguardo è ancora più impegnativo”.