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Lavoro: Cgil, incomprensibile entusiasmo per dati Inps

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Roma, 16 maggio – “Del tutto incomprensibile l’entusiasmo con cui si commentano positivamente i dati Inps, imputando presunti meriti al Jobs Act e all’azione del Governo. Le richieste per l’utilizzo della cassa sono in realtà aumentate rispetto a marzo, e le domande di disoccupazione non potranno che fare altrettanto considerando la diminuzione di misura e durata dell’ammortizzatore a causa di una scelta sbagliata dell’Esecutivo. Non vi è certo da dormire sonni tranquilli”. Così la Cgil nazionale commenta il Report mensile aprile 2016 dell’Inps su Cassa integrazione guadagni e Disoccupazione.

“I dati reali – spiega nel dettaglio la nota – ci dicono che il calo della CIG registrato a marzo è stato completamente sovvertito dall’aumento di aprile, pari al +9,1%, una cifra, peraltro e purtroppo, confortata dai valori esposti nella tabella del tiraggio, dalla quale risulta che l’insieme delle ore di cassa straordinaria e cassa in deroga autorizzate nel periodo gennaio-febbraio 2016, registrano un salto pari al +25,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”.

“Si tratta di chiari segnali – prosegue la nota – che dimostrano come nel nostro Paese non sia in atto alcun consolidamento della ripresa e dell’occupazione, sostanzialmente ferma intorno all’11,5%, pur al netto dei circa 100 mila lavoratori assunti nel 2015 con l’esonero totale di contributi che non avrebbero avuto diritto a tale sgravio”.

Tornando ai dati sulla CIG diffusi oggi, per la Cgil  “a causa della scelta sbagliata di diminuire sia la misura che la durata dell’ammortizzatore, prodotta dal d.lgs. 148/15 di cui urge una revisione sostanziale, il dato sulle domande di disoccupazione non potrà che aumentare nel breve termine. Se a ciò aggiungiamo i rischi di rallentamento per l’economia italiana segnalati dall’Istat nella nota mensile dello scorso 5 maggio – si aggiunge – non vi è certo da dormire sonni tranquilli”.

“Da tempo sosteniamo che l’idea di fondo di consegnare le sorti dello sviluppo del Paese interamente alle aziende è sbagliata, e oggi i dati ci danno per l’ennesima volta ragione. Quei soldi – conclude la nota – avrebbero prodotto migliori risultati se fossero stati assegnati ad un piano di investimenti, così come da tempo abbiamo proposto con il nostro Piano del Lavoro”.