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Dati nazionali: a un terzo del voto Fiom al 65%

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Qual è lo stato di salute della rappresentanza sindacale? Quanto “valgono” in termini di iscritti e delegati i sindacati italiani? Ce lo chiedevamo qui a inizio maggio; pensando di avere una risposta – almeno parziale – nel giro di qualche settimana, comunque prima della sosta estiva. Perché i “patti” - quelli fissati nel (brutto) accordo interconfederale del 10 gennaio 2014 – stabilivano che entro giugno l'Inps avrebbe comunicato il numero degli iscritti per ciascuna confederazione e per ogni categoria. Un'indicazione assolutamente parziale, limitata al settore privato e alle imprese affiliate a Confindustria, cui era affidata una raccolta dati fatta su base volontaria; ma pur sempre un'indicazione, in un paese in cui la misura (e anche la qualità) della rappresentatività sindacale è sempre stata affidata all'autocertificazione degli stessi sindacati, senza poter contare su supporti di legge. E, invece, niente ancora. Nessuna notizia dall'Inps; o, almeno, nulla è stato reso pubblico. Forse perché i dati raccolti sono poco significativi, magari perché le fonti (le imprese) non sono particolarmente interessate a raccoglierli e fornirli. Fatto sta che siamo punto a capo, proprio alla vigilia di appuntamenti contrattuali in cui sarebbe bene conoscere i numeri della rappresentanza, mentre si parla persino di limitazione del diritto di sciopero o di vincolarlo a quorum del tutto arbitrari e anticostituzionali.

In questo panorama gli unici dati concreti cui possiamo attingere per misurare lo stato della democrazia nel mondo del lavoro sono quelli che arrivano dalle elezioni che si svolgono in fabbriche e uffici. Quelle per le Rsu e quelle per gli Rls. Queste ultime – che nel mondo ex Fiat sono le uniche elezioni libere – costituiscono un capito a parte; e a parte ne parliamo. Il voto per i delegati Rsu, invece, lo stiamo raccontando in questo spazio da un paio di mesi. Con risultati nazionali e alcuni focus territoriali, sempre con l'avvertenza che si tratta di dati parziali, che ci arrivano dai verbali elettorali delle imprese in cui la Fiom è presente; dove non presenta liste e candidati, non sappiamo nulla. Tuttavia è una parzialità che con il passare delle settimane si fa sempre più relativa, perché le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici che hanno rinnovato le Rsu dal gennaio 2014 a oggi sono ormai in un numero tale da avvicinare sempre di più i nostri dati alla realtà della categoria, sicuramente a una tendenza generale.

I numeri parlano da soli. Due mesi fa ragionavamo su una platea di 327.000 lavoratori coinvolti; Oggi siamo saliti a 422.247 elettori, circa un terzo dell'intera categoria, più della metà dei dipendenti delle fabbriche sindacalizzate. Con l'aumento dei lavoratori coinvolti è aumentato anche il consenso della Fiom, che a maggio era al 60,6% e oggi sfiora il 65%. Detto della tendenza, vediamo più nel dettaglio i risultati del voto alla vigilia della sosta estiva.

Le imprese in cui sono state rinnovate le Rsu sono 3.129, come abbiamo detto i dipendenti coinvolti sono 422.247, di essi hanno partecipato al voto 282.779, cioè il 67% degli aventi diritto. Tra loro, 183.454 hanno votato per la Fiom (che in queste aziende conta 75.458 iscritti), pari al 64,9% dei consensi; la Fim segue molto distanziata con il 20,4% (57.643 voti), la Uilm ha ottenuto il 10,6% (29.947 voti), altri sindacati 4,1% (11.708 voti). Risultati che ripartiscono così i 10.785 delegati eletti: Fiom 7.880 (73%), Fim 1.946 (18%), Uilm 761 (7%), altri sindacati 198 (2%).

Il risultato della Fiom è fatto di tanti più e di qualche meno. E' l'organizzazione più votata in tutte le regioni tranne due (Puglia e Umbria); la prima in assoluto nelle regioni in cui si è votato di più (Lombardia 121.935 elettori, Fiom al 71,6% - Emilia Romagna 72.866 elettori, Fiom all'83,1% - Veneto 63.970 elettori, Fiom al 65,3% - Piemonte 52.572 elettori, Fiom al 63,5%). I “meno” sono quelli del risultato della Puglia (17% dei consensi) e della partecipazione al voto della Liguria (solo 6 Rsu rinnovate per una platea di 845 aventi diritto). Complessivamente i maggiori consensi per i metalmeccanici della Cgil si registrano nelle regioni del centro-nord e nelle aree metropolitane, le difficoltà nel sud e nelle zone in cui la crisi ha fatto salire alle stelle le percentuali della disoccupazione.

In attesa di altri dati e di altre elezioni, questo è il quadro della rappresentanza della categoria per quanto ci è dato sapere. Alla vigilia di una ripresa autunnale in cui la difficile sorte del contratto nazionale si misurerà in gran parte proprio sulla rappresentanza democratica e sulla capacità di farla valere.