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50 posti di lavoro cancellati a Grassobbio. FAAC, LA FIOM-CGIL NON FIRMA L’ACCORDO. “ESISTONO TUTTE LE CONDIZIONI PER GARANTIRE UN FUTURO PRODUTTIVO E OCCUPAZIONALE. SIAMO CONTRARI ALLA CHIUSURA”

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Bergamo, giovedì 7 maggio 2015

Sull’accordo sindacale raggiunto tra la proprietà e il sindacato nella delicata vertenza della FAAC di Grassobbio (e sulle ultime notizie pubblicate dalla stampa locale) interviene oggi Fulvio Bolis della FIOM-CGIL di Bergamo. Ricordiamo che il 16 marzo scorso l’azienda metalmeccanica aveva aperto una procedura di mobilità per cessazione di attività, avviandosi al licenziamento dei 50 lavoratori in organico.

“È bene precisare che la FIOM-CGIL di Bergamo sin dall’inizio della vertenza ha contestato la scelta aziendale di cessare l’attività produttiva e quindi non ha sottoscritto alcun accordo” ha precisato oggi Bolis. “Le motivazioni, formalizzate in sede di esame congiunto presso l’agenzia regionale, risiedono sostanzialmente nel fatto che riteniamo sbagliata la decisione di cessare l’attività da parte della FAAC, azienda che ottiene utili rilevanti e che gode di condizioni di mercato positive. Anche l’impegno dell’azienda per favorire la ricollocazione del personale è ritenuto insufficiente, tale da rendere assolutamente incerta la ricollocazione stessa”.

“Siamo, infatti, in presenza di un’azienda molto solida dal punto di vista economico-finanziario: pur in periodi di crisi la FAAC riporta in bilancio utili che superano i 20 milioni di euro, lo stesso sito di Grassobbio non appare in perdita. L’azienda detiene conoscenze tecniche organizzative e produttive importanti, ha un posizionamento invidiabile sul mercato globale” continua Bolis. “FAAC trova anche le risorse per acquisire aziende estere. Essendo di proprietà della Curia di Bologna, ci aspettavamo dimostrasse più responsabilità sociale: esisterebbero tutte le condizioni per garantire un futuro produttivo e occupazionale a Grassobbio. Ecco perché abbiamo ritenuto di non avallare la scelta di chiudere Grassobbio e trasferire le produzioni in Bulgaria dove il costo del lavoro è più basso. Usando un termine forse un po’ desueto ma calzante, siamo alla massificazione del profitto e questa scelta non può essere condivisa. Giudichiamo l’’impegno dell’azienda per la ricollocazione poco efficace, soprattutto alla luce della dinamica attuale del mercato del lavoro in provincia. Non c’è garanzia di ricollocazione dei lavoratori che, invece, hanno necessità di mantenere un’occupazione. Si offrono condizioni economiche vantaggiose a chi dovesse assumere ma se il lavoro manca, nonostante le condizioni vantaggiose, non vedo chi possa assumerli. Sarebbe stato necessario l’impegno diretto della FAAC: se ritiene le attuali produzioni di Grassobbio poco remunerative, perché non riconvertirle, riqualificare il personale e impegnarsi per il futuro?”.