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CASSA INTEGRAZIONE A BERGAMO, AGAZZI, FIOM-CGIL PROVINCIALE: “IN AUMENTO, MA SIAMO ANCORA LONTANI DAI LIVELLI DEGLI ANNI SCORSI”. “Preoccupati per cosa accadrà da oggi in poi"

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Bergamo, lunedì 20 gennaio 2020

“Se pure i livelli registrati negli anni scorsi restano per fortuna ancora lontani, certo è che a partire dalla ripresa lavorativa di settembre nelle aziende metalmeccaniche della provincia di Bergamo abbiamo rilevato un aumento del ricorso a cassa integrazione e contratti di solidarietà”: a dirlo è Andrea Agazzi, segretario generale provinciale della FIOM-CGIL. Sulla base degli accordi sottoscritti dal sindacato sul territorio, cresce la Cassa ordinaria nel secondo semestre del 2019, “soprattutto nelle realtà medio-piccole, in maniera particolare nel settore automotive, in prima fila a registrare difficoltà”.

“Alla Cassa straordinaria, anche se con dati inferiori rispetto agli anni peggiori della crisi, nel 2019 si è fatto ancora ricorso principalmente in casi di procedure concorsuali come accade ad esempio è accaduto per la Termigas. Altre imprese l’hanno richiesta per cessione di rami d’azienda o liquidazioni” prosegue Agazzi. “Anche lo strumento del Contratto di Solidarietà è tornato ad essere utilizzato da diverse aziende, ad esempio dalla Brembo, nei siti di divisione dischi e fonderia ghisa, entrambi a Mapello. Va detto che, a seguito delle modifiche apportate dal Jobs Act, questo ammortizzatore non tutela i salari nella stessa misura in cui avveniva in passato”.

Il segretarioFIOM-CGIL sottolinea, poi, come sul territorio provinciale il sindacato registri una “certa rigidità dell’INPS nel concedere le autorizzazioni rispetto a quanto accade in altre province e malgrado la normativa di riferimento sia la stessa. Questo ha comportato il respingimento di alcune richieste avanzate. Ci è capitato, ad esempio, il caso di un’azienda con sede fuori provincia ma con uno stabilimento in bergamasca: una richiesta identica di cassa presentata in quattro province ha visto il respingimento della domanda solo nella quarta, la nostra”.

Intanto, alcuni degli accordi sottoscritti sono scaduti a fine anno o saranno in scadenza nei prossimi giorni: “Ancora non sappiamo quali realtà siano già in grado di riprendere in maniera duratura l’attività o per quali sarà necessario ricorrere nuovamente agli ammortizzatori” aggiunge Agazzi che, conclude: “Nell’interlocuzione con le aziende, ci sembra che l’anno nuovo si sia aperto con diverse imprese, anche di grandi dimensioni, che stanno valutando la possibilità di ricorrere agli ammortizzatori per gestire situazioni di incertezza rispetto ai carichi di lavoro. Pur permanendo sul territorio diverse realtà che mantengono livelli produttivi importanti, la vera preoccupazione è rispetto a ciò che accadrà da oggi in poi”.